martes, 23 de junio de 2009

Giovanni Boldini













Sem e Boldini a Parigi (1902)














Giovanni Boldini



Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931) è stato un pittore italiano.


Nasce, ottavo di tredici figli, da Antonio e Benvenuta Caleffi. Antonio Boldini, nativo di Spoleto, era pittore di matrice purista, allievo di Tommaso Minardi (1787 - 1871), e restauratore; si dice che, dotato di notevole tecnica, eseguisse buone copie di opere di Raffaello e di vedutisti veneziani; dal padre, Zanin riceve, giovanissimo, i primi insegnamenti di disegno.

A Ferrara frequenta dal 1858 i corsi di pittura di Girolamo Domenichini (1813 – 1891), che col padre Gaetano fu autore degli affreschi accademici nel locale Teatro, e di Giovanni Pagliarini (1809 – 1878), tenuti nel Palazzo dei Diamanti e naturalmente ha modo di conoscere bene i grandi quattrocentisti ferraresi, oltre a Dosso Dossi e al Parmigianino.

La sua prima opera nota è Il cortile della casa paterna, un olio datato al 1855; seguono, datati alla fine degli anni Cinquanta, il suo Autoritratto a sedici anni e i ritratti del fratello Francesco, di Maria Angelini e di Vittore Carletti.

Nel 1862 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Firenze, allievo di Stefano Ussi (1822 - 1901) e del cavalier Enrico Pollastrini (1817 - 1876). Frequenta il noto ritrovo degli artisti fiorentini, il Caffè Michelangelo, dove conosce Giovanni Fattori, Odoardo Borrani, Telemaco Signorini, Cristiano Banti, del quale è ospite nelle sue ville di Montorsoli e di Montemurlo, e Michele Gordigiani (1830 - 1909) e già manifesta il proprio interesse, che non abbandonerà mai, per i salotti eleganti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia: spesso ospite degli inglesi Falconer, decora con tempera stesa a secco, dal 1867 al 1870, le pareti di una saletta della loro villa pistoiese "La Falconiera": la villa sarà acquistata nel 1938 dalla vedova del pittore e custodisce tuttora un centinaio di sue opere e di suoi cimeli.

Nel 1866 va a Napoli col Banti, che ritrae più volte, nel 1867 compie un viaggio in Francia con i Falconer: a Montecarlo dipinge il Generale spagnolo - "una delle cose migliori della mia gioventù", dirà - a Parigi visita l'Esposizione Universale e conosce Edgar Degas, Alfred Sisley e Édouard Manet.

Si stabilisce a Londra nel 1870, invitato da William Cornwallis - West, conosciuto a Firenze, che gli mette a dispozione uno studio nel centro della città, frequentato dall'alta società ma alla fine dell'anno è nuovamente a Firenze.

Nell'ottobre del 1871 si stabilisce stabilmente a Parigi aprendo uno studio nell'avenue Frochol e poi a place Pigalle dove risiede con la modella Berthe. Lavora per il più importante mercante d'arte parigino, Goupil, per il quale operano già pittori di grande successo come Mariano Fortuny ed Ernest Meissonier, oltre agli italiani Giuseppe Palizzi e Giuseppe De Nittis. Dipinge una serie di quadri di genere, d'ambiente settecentesco, allora molto in voga.

Nel 1874 espone con successo al Salon di Parigi Le Lavandaie. Termina la relazione con Berthe e inizia quella con la contessa Gabrielle de Rasty della quale espone un ritratto al Salon del 1875; a maggio torna brevemente a Ferrara a causa della morte della madre. Nel 1876 viaggia in Germania, dove conosce e ritrae il grande pittore Adolph von Menzel mentre in Olanda ha modo di apprezzare le opere di Frans Hals.

Ormai è affermato e richiestissimo dal cosiddetto bel mondo: nel 1886 ritrae una prima volta Giuseppe Verdi su tela - gli donerà il ritratto sette anni dopo a Milano - ma, non soddisfatto dell'esito, lo ritrae nuovamente il 9 aprile 1886, utilizzando il pastello su carta, in sole cinque ore. Il pittore lo tenne per sé, presentandolo all'Esposizione di Parigi del 1889 e nel 1897 alla I Biennale di Venezia, donandolo infine alla Galleria d'Arte Moderna di Roma nel 1918.

Il 5 febbraio 1887 assiste nel Teatro alla Scala di Milano alla prima dell'Otello di Verdi, ricevendone il dono lo spartito. Nel 1889 è nominato commissario della sezione italiana all'Esposizione Universale di Parigi, esponendovi tre suoi ritratti, tra i quali il noto Ritratto di Emiliana Concha de Ossa, nipote dell'ambasciatore cileno presso il Vaticano Luis Subercaseuse.

Alla conoscenza dell'opera dello svedese Anders Zorn si vuole far risalire la scelta del Boldini di aumentare il formato delle sue tele a partire dagli anni Novanta. Nel 1892 torna in Italia, a Montorsoli, ospite del Banti, per soddisfare la richiesta del Museo degli Uffizi di un suo Autoritratto, che esegue in cambio di una copia del busto berniniano del Cardinale de' Medici. Torna a Parigi dove per un anno dà lezioni di pittura alla giovane e ricca americana Ruth Sterling.

Nella primavera del 1900 è ospite a Palermo della famiglia Florio, per eseguire il ritratto di donna Franca, il cui esito non soddisfà il marito Ignazio a causa dell'ampia scollatura e delle gambe scoperte poco sotto il ginocchio. Modificato, il ritratto, dopo il dissesto finanziario dei Florio, fu acquistato nel 1928 dal barone Rothschild per l'enorme somma di un milione di lire. Rubato dagli occupanti nazisti a Parigi, il dipinto subì in Germania gravi danni tanto che fu necessario tagliarlo nella parte inferiore.

Nel 1904 chiede in sposa Alaide Banti, figlia dell'amico pittore Cristiano, ma il matrimonio sfuma e a Parigi Boldini avvia una relazione con la signora de Joss de Couchy.

Con l'inizio della guerra, nel 1914 si trasferisce a Nizza con la nuova modella Lina fino al 1918; l'anno dopo è insignito dal governo francese della Legione d'onore. Ormai malato, la vista indebolita, nel 1926 conosce la giovane giornalista Emilia Cardona, che sposa il 29 ottobre 1929. Muore a Parigi l'11 gennaio 1931; la sua salma è tumulata accanto ai genitori nel cimitero della Certosa di Ferrara.


Giovanni Boldini nel 1910.


lunes, 22 de junio de 2009

Gabriele D'Annunzio

Autunno

Autunno, che negli occhi suoi specchiasti
e nel mar taciturno il tuo fulvo oro
tutte le acque un immobile tesoro
parvero, e gli occhi più del mare vasti ,

Autunno, io non sentii mai così forte
la tristezza che tu solo diffondi
quante di me ne' tuoi boschi profondi
son cose morte tra le foglie morte!

come ieri. Fu ieri la suprema
tristezza e fu l'amor supremo. Ah mai,
ne l'ore più segrete, mai l'amai
come ieri. Ancor l'anima ne trema.

Ella taceva, chiusa ne la nera
tunica dove sparsi erano fiori
pallidi, Autunno, come i tuoi che indori
sul vano stelo; e, china a la ringhiera,

guardava il golfo solitario, china
come colei che un peso immane aggrava.
Ombra de la sua fronte! O non guardava
forse dentro di sé la sua ruina?

Forse. Non domandai. Ma così piena-
mente a lei rispondean tutte le cose
visibili, apparenze dolorose
d'anime involte ne la stessa pena,

che io credetti vedere il suo dolore
in quelle forme, vivere in un mondo
espresso intero dal suo cuor profondo,
irradiato da quel solo cuore,

e fu per me ciascuna forma un segno
che svelava un mistero, quasi un muto
verbo, e più nulla fu disconosciuto,
anche per me, ne l'infinito regno.

Gabriele D'Annunzio






CLAUDE DEBUSSY
(born St. Germain-en-Laye, 22 August 1862; died Paris, 25 March 1918).

He studied with Guiraud and others at the Paris Conservatoire (1872-84) and as prizewinner went to Rome (1885-7), though more important Impressions came from his visits to Bayreuth (1888, 1889) and from hearing Javanese music in Paris (1889). Wagner's influence is evident in the cantata La damoiselle élue (1888) and the Cinq poèmes de Baudelaire (1889) but other songs of the period, notably the settings of Verlaine (Ariettes oubliées, Trois mélodies, Fêtes galantes, set 1) are in a more capricious style, as are parts of the still somewhat Franckian g Minor String Quartet (1893); in that work he used not only the Phrygian mode but also less standard modes, notably the whole-tone mode, to create the floating harmony he discovered through the work of contemporary writers: Mallarmé in the orchestral Prélude à 'L'après-midi d'un faune' (1894) and Maeterlinck in the opera Pelléas et Mélisande, dating in large part from 1893-5 but not completed until 1902. These works also brought forward a fluidity of rhythm and colour quite new to Western music.

Pelléas, with its rule of understatement and deceptively simple declamation, also brought an entirely new tone to opera - but an unrepeatable one. Debussy worked on other opera projects and left substantial sketches for two pieces after tales by Poe (Le diable dans le beffroi and La chûte de la maison Usher), but nothing was completed. Instead the main works were orchestral pieces, piano sets and songs.

The orchestral works include the three Nocturnes (1899), characteristic studies of veiled harmony and texture ('Nuages'), exuberant cross-cutting ('Fêtes') and seductive whole-tone drift ('Sirènes'). La mer (1905) essays a more symphonic form, with a finale that works themes from the first movement, though the centrepiece ('Jeux de vagues') proceeds much less directly and with more variety of colour. The three Images (1912) are more loosely linked, and the biggest, 'Ibéria', is itself a triptych, a medley of Spanish allusions. Finally the ballet Jeux (1913) contains some of Debussy's strangest harmony and texture in a form that moves freely over its own field of motivic connection. Other late stage works, including the ballets Khamma (1912) and La boîte à joujoux (1913) and the mystery play Le martyre de St. Sébastien (1911), were not completely orchestrated by Debussy, though St. Sébastien is remarkable in sustaining an antique modal atmosphere that otherwise was touched only in relatively short piano pieces (e.g.'La cathédrale engloutie').

The important piano music begins with works which, Verlaine fashion, look back at rococo decorousness with a modern cynicism and puzzlement (Suite bergamasque, 1890; Pour le piano, 1901). But then, as in the orchestral pieces, Debussy began to associate his music with visual impressions of the East, Spain, landscapes etc, in a sequence of sets of short pieces. His last volume of Etudes (1915) interprets similar varieties of style and texture purely as pianistic exercises and includes pieces that develop irregular form to an extreme as well as others influenced by the young Stravinsky (a presence too in the suite En blanc et noir for two pianos, 1915). The rarefaction of these works is a feature of the last set of songs, the Trois poèmes de Mallarmé (1913), and of the Sonata for flute, viola and harp (1915), though the sonata and its companions also recapture the inquisitive Verlainian classicism. The planned set of six sonatas was cut short by the composer's death from rectal cancer.

Clair de lune - Claude Debussy



Il cielo nero
color antracite
si squarcia per
lasciar posto
ai fulmini.

Sembra precipiti
il mondo.

I tuoni fanno
tremare l’aria
e il cuore.

Anche la mia anima
vive un temporale.

Tutto trema.

Tutto è nero.

Vivo questo temporale
fuori e dentro di me.

Un tuono in più..........

Le mie lacrime aiutano
la pioggia.

Il mondo tace:
ascolta.

Il mondo aspetta,
aspetto anch’io.

Aspetto una farfalla
gialla che ridipinga
il cielo.


Claudia












Bisogno d'amore

Un altro messaggio.
Mi parli di te,
ti parlo di me.

Il mondo la fuori
fa sempre più confusione,
la nebbia lo avvolge
ignara di noi
che scaldiamo i cuori
con piccole frasi
sincere,
pulite,
vite diverse,
mondi lontani,
parole che uniscono,
poesie
che allacciano,
vorrei scriverne cento
ogni giorno
solo per te
per sentire quel brivido
che mi percorre la schiena
quando entusiasta mi chiami.

Si, dolce amore
è per te
ogni frase che dico
ogni pagina che sfregio
è per te
l'arcobaleno che ho dentro,
la tempesta dei sensi,
il mugghiare del vento,
io di te
del tuo amore
stavolta
ho bisogno








TONIGHT I CAN WRITE


Tonight I can write the saddest lines.

Write, for example, 'The night is starry
and the stars are blue and shiver in the distance.'

The night wind revolves in the sky and sings.

Tonight I can write the saddest lines.
I loved her, and sometimes she loved me too.

Through nights like this one I held her in my arms.
I kissed her again and again under the endless sky.

She loved me, sometimes I loved her too.
How could one not have loved her great still eyes.

Tonight I can write the saddest lines.
To think that I do not have her. To feel that I have lost her.

To hear the immense night, still more immense without her.
And the verse falls to the soul like dew to the pasture.

What does it matter that my love could not keep her.
The night is starry and she is not with me.

This is all. In the distance someone is singing. In the distance.
My soul is not satisfied that it has lost her.

My sight tries to find her as though to bring her closer.
My heart looks for her, and she is not with me.

The same night whitening the same trees.
We, of that time, are no longer the same.

I no longer love her, that's certain, but how I loved her.
My voice tried to find the wind to touch her hearing.

Another's. She will be another's. As she was before my kisses.
Her voice, her bright body. Her infinite eyes.

I no longer love her, that's certain, but maybe I love her.
Love is so short, forgetting is so long.

Because through nights like this one I held her in my arms
my soul is not satisfied that it has lost her.

Though this be the last pain that she makes me suffer

Pablo Neruda





Se saprai starmi vicino, e potremo essere diversi, se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano, se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere. Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo, se sapremo darci l'un l'altro senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia... Allora sarà amore e non sarà stato vano aspettarsi tanto.

Pablo Neruda